Secondo le stime dell’Osservatorio Spirits di Nomisma il consumo di distillati, liquori e amari nel 2020 registra un calo del 20%. Un dato poco incoraggiante legato all’emergenza sanitaria Covid-19 e alla chiusura dei canali Horeca che, nel 2019, costituivano il 54% del consumo di queste bevande.
Un trend che si ripercuote anche sul piano internazionale, dove si registra un calo significativo dell’export dei distillati. L’Italia chiude a -14%, ma anche Germania, Inghilterra e Stati Uniti, accusano il corpo con una diminuzione rispettivamente del 30%, 22% e 68%.
Se da un lato si riduce l’export, dall’altro si riduce anche il gap economico tra l’Italia e la Germania. Una differenza che nel 2019 si aggirava intorno ai 100 milioni di euro e che ora si è di soli 4 milioni di euro.
COME CAMBIANO MODE E CONSUMI DEGLI SPIRITS
Se tradizionalmente sono bar e ristoranti a guidare mode e consumi del settore liquoristico, il lockdown ha costretto ad un cambio di tendenza verso un maggiore consumo domestico. Le persone, infatti, non hanno rinunciato all’abitudine di consumare distillati e amari nelle proprie abitazioni.
Vino e birra rimangono i re incontrastati delle preferenze degli italiani attestando un consumo introno all’81% per il vino e 80% per la birra. Ma anche il settore dei superalcolici resiste con un positivo 59%. Ma se per il vino e la birra è il prezzo a scegliere l’orientamento e la preferenza, per quanto riguarda i distillati è il brand a fare da padrone.
Ben il 22% dei consumatori sceglie il prodotto in base alla fama del brand che produce quel determinato distillato. Segue il potere digestivo, con un 15% per gli amari e 10% per i distillati. Solo il 13% delle persone sceglie il prodotto in base ai consigli di amici e parenti.
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